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Galgut, i libri non sono più pericolosi in Sudafrica

Galgut, i libri non sono più pericolosi in Sudafrica

Booker Prize a Libri Come, ora siamo più al sicuro degli europei

ROMA, 13 marzo 2022, 19:45

di Mauretta Capuano

ANSACheck

Damon Galgut - RIPRODUZIONE RISERVATA

Damon Galgut - RIPRODUZIONE RISERVATA
Damon Galgut - RIPRODUZIONE RISERVATA

Romanzo storico, dramma epico 'La promessa' , con cui lo scrittore sudafricano Damon Galgut ha vinto il Booker Prize 2021, è "il più sudafricano" , dice, dei libri che ha scritto. "Ho esitato perché dubitavo si potesse comprendere e far apprezzare altrove e per me è stata una sorpresa che sia riuscito a toccare certe corde universali.
    Bisognava che raggiungessi una certa età per fare questo libro dove non ho voluto trasferire l'identità sudafricana ma abbracciarla" ha spiegato Galgut, tra i più attesi protagonisti della giornata di chiusura di 'Libri come', in un incontro condotto da Goffredo Fofi alla Festa del Libro e della Lettura all'Auditorium Parco della musica di Roma. E della situazione culturale nel suo Paese e dell'Africa grande protagonista nel 2021 della scena letteraria con il suo Booker Prize e il Nobel ad Abdulrazak Gurnah, dice: "Sotto apartheid i libri avevano una grande importanza, sono stati una forma di resistenza come quelli della Premio Nobel Nadine Gordimer. Caduto l'apartheid i libri non hanno più lo stesso impatto di quei decenni terribili.
    Non vengono messi al bando, non sono più pericolosi" sottolinea Galgut. In Sudafrica "c'è un serbatoio enorme di talenti letterari. Una discreta varietà di piccole case editrici e scrittori di tanti colori di pelle, ma mancano i lettori, il pubblico. Esistono i festival ma sono pochi. Bisognerebbe invogliare alla lettura, sviluppare la cultura della lettura che non è stata incoraggiata dalle autorità sudafricane dalla fine dell'apartheid. Ma ci vorranno ancora anni. Mi piacerebbe che qui, al posto mio, ci fosse uno scrittore nero" spiega Galgut applauditissimo. Tra gli scrittori di maggior successo della generazione letteraria sudafricana post-apartheid, Galgut, che vive a Città del Capo ed è nato a Pretoria nel 1963, della guerra in Ucraina dice all'ANSA: "La situazione mi turba profondamente. E' la prima volta da anni e anni che noi in Sudafrica quando guardiamo al futuro ci sentiamo più sicuri di voi europei. Non ho idea di come finirà. Chi può saperlo meglio di voi?". Già due volte finalista al Booker Prize, nel 2003 e nel 2010, ne 'La promessa', pubblicato in Italia da Edizioni E/O nella traduzione di Tiziana Lo Porto, Galgut dà voce a una saga familiare moderna che vede protagonista la famiglia Swart. Dopo la morte della loro matriarca, perseguitati da una promessa non mantenuta, gli Swart si perdono di vista. Alla deriva, le vite dei tre figli della donna procedono separatamente lungo le acque inesplorate del Sudafrica. Sono: Anton, il ragazzo d'oro amareggiato dal potenziale inespresso che è la sua vita; Astrid, il cui potere sta nella bellezza e la più giovane; Amor, la cui vita è plasmata da un nebuloso senso di colpa. La famiglia in declino si ritrova per quattro funerali nel corso di tre decenni e rispecchia l'atmosfera di risentimento, rinnovamento e speranza del suo Paese. "L'idea che ha messo in moto la scrittura di questo libro sono stati i funerali dei membri di questa famiglia che si svolgono in decenni diversi della storia in Sudafrica. L'idea della promessa è arrivata dopo. La prima è stata il passaggio del tempo non solo storico, ma della nostra vita, del nostro corpo e modo di pensare. La presenza femminile è senz'altro fondamentale in questo percorso e alimenta la narrazione. Per raccontare i cambiamenti che il tempo produce nel corpo delle donne, mi sono consultato con molte amiche". E fondamentale è il rapporto con la terra. "La terra è al centro della riflessione in Sudafrica. La terra chi la ha tolta a chi? A chi appartiene? Cosa succede quando le persone non mantengono le promesse fatte?" sottolinea Galgut.
    Romanzo irrequieto, 'La promessa' ha "una scrittura febbrile, che procede a balzelli, come la macchina da presa nel cinema. La citazione di Federico Fellini in epigrafe è quanto mai calzante perché ha usato la macchina da presa come fosse un personaggio" spiega Galgut che nel 2013 è stato inserito nell'American Academy of Arts and Letters. 

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