(di Paolo Biamonte)
Si celebreranno nel segno della
nostalgia i 60 anni del Piper, il club di via Tagliamento a Roma
che rappresenta un fenomeno unico nella storia del costume del
nostro Paese.
Ed è quasi inevitabile la traiettoria che trasforma un luogo
rivoluzionario in una fabbrica del ricordo: quelle canzoni che
all'epoca erano la colonna sonora di un evento epocale come la
scoperta del "giovane" e che imponeva il mondo beat, lo ye ye,
nuovi balli, nuove mode, in breve l'universo giovanile per la
prima volta completamente nuovo rispetto alle generazioni
precedenti, quelle canzoni dicevamo oggi sono nostalgia,
soprattutto in un Paese poco avvezzo a costruire miti sulla
propria cultura dell'intrattenimento.
L'Italia ha alle spalle una grande storia del night club, forse
poco raccontata nelle sue formidabili implicazioni, ma quanto a
locali-laboratorio del Nuovo, il Piper non ha confronti o
paragoni.
O meglio il Piper degli anni '60 e '70 perché la sua storia
successiva è quella di un locale che ha goduto della meritata
fama acquisita e che di fatto è vissuto tra serate come
discoteca e concerti, soprattutto negli anni '80 e '90: chi si
occupa di musica da molti anni ricorda per esempio gli amici
discografici che pregavano di andare a sentire il concerto di
una sconosciuta ragazza americana dal nome ingombrante: Madonna.
Ma dalla sua apertura il 17 febbraio 1965 il Piper di Via
Tagliamento a Roma è stato per l'Italia esattamente quello che
altri club sono stati per la Swingin' London o per New York, San
Francisco e Los Angeles: un luogo di incontro dove i nuovi
giovani, "i capelloni", lontani dai "matusa", potevano
finalmente trovare un luogo dove ascoltare dal vivo i gruppi
beat, dove i fan si dividevano tra Equipe 84 e Rokes, i più
famosi, insieme a Mal dei Primitives, di quella numerosa colonia
di emigrati inglesi che non ce l'avevano fatta in Patria e
avevano cercato e trovato fortuna e casa in Italia. Felice
eccezione Pick Whiters, batterista dei Primitives che dopo Mal
tornò a casa per entrare nei Dire Straits .
Al Piper andavano tutti: da Moravia a Schifano ai pischelli
qualunque, l'unica regola era che ci voleva un look, per le
ragazze la minigonna era d'obbligo, c'era chi andava dal sarto
per farsi i pantaloni giusti mettendosi i soldi da parte e chi
le cose trendy se le comprava a Carnaby Streets: poi c'erano i
Collettoni e le Collettine i ballerini di Rita Pavone di cui
facevano parte Renato Zero e Loredana Bertè, e poi in sala
dominavano Mita Medici e Patty Pravo, la "ragazza del Piper" ma
c'è un mondo di
personaggi importanti che ha vissuto il suo romanzo di
formazione in quella sala.
E poi i concerti ,mitici, dei Pink Floyd, Procol Harum, iByrds,
i primi gruppi del Progressive italiano, la rivalità con il
Titan, il club più rock e alternativo, quello delle leggendarie
jam session di Jimi Hendrix, dopo i concerti al Teatro
Brancaccio … formidabili quegli anni. A celebrarli domani sarà
una festa con i dj storici del locale, l'orchestra di Alberto
Laurenti che suonerà i classici anni '60, ragazze vestite con il
look d'epoca, l'inevitabile sfilata di famosi.
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