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Noah Wyle, da E.R. a medico di pronto soccorso nel post pandemia

Noah Wyle, da E.R. a medico di pronto soccorso nel post pandemia

Brilla nel medical drama The Pitt che punta agli Emmy

ROMA, 13 aprile 2025, 19:42

Francesca Pierleoni

ANSACheck
- RIPRODUZIONE RISERVATA

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Come interprete del cult E.R, dove si calava nei panni del medico sensibile ed empatico John Carter, non era mai riuscito a vincere un Emmy, nonostante cinque nomination. Ora Noah Wyle è tornato fra i favoriti per il premio grazie alla sua intensa performance, ancora una volta nei panni di un medico di Pronto soccorso, Michael "Robby" Robinavitch nel medical drama The pitt, una delle serie rivelazione dell'anno. Già rinnovata per una seconda stagione, The pitt, dal debutto a gennaio negli Usa su Max (in Italia andrà su Sky) ha conquistato critica e pubblico, medici compresi che hanno lodato la veridicità del racconto, nel quale è messo in luce anche l'impatto che ha avuto la pandemia sugli operatori sanitari. Il medical, creato da R. Scott Gemmill e prodotto da John Wells (rispettivamente già coautore e showrunner di E.R) nell'arco dei 15 episodi si concentra su sfide, difficoltà, crisi ed emergenze per dottori e infermieri in un singolo turno di 15 ore (ogni episodio ne racconta un'ora) nel Pronto soccorso del Pittsburgh Trauma Medical Hospital. Nel cast fra gli altri anche Tracey Ifeachor, Patrick Ball, Katherine LaNasa, Supriya Ganesh, Fiona Dourif.
    "Durante la pandemia mi arrivavano molti messaggi dagli operatori di primo soccorso che mi scrivevano cose tipo 'ora sarebbe bello avere con noi il dr. Carter a darci una mano' o 'ho rivisto E.R. e mi ha aiutato ad affrontare quello che che stiamo vivendo" racconta Wyle, anche coproduttore esecutivo dei The Pitt, negli incontri di Deadline contenders. "Così ho scritto a John, partendo dal fatto che ne' lui ne' io volessimo rifare la vecchia serie (E.R., ndr), ma qui c'era un'altra storia da raccontare". Concentrando il racconto "su un solo turno in un ospedale abbiamo capito che avremmo potuto realmente vedere quanto chiediamo a queste persone che vivono la prima linea della sanità, quello che veramente affrontano ogni giorno" osserva Wells. Ad aumentare la veridicità, ci sono lo stile di ripresa e di messa in scena molto rigorosi, senza musica: "Volevamo ci fosse il massimo realismo - aggiunge Gemmill - la serie è la nostra lettera d'amore agli operatori d'emergenza a medici e infermieri, tecnici di laboratorio, tutti quelli che lavorano in un ospedale".
   

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