(di Amalia Angotti)
Un capolavoro che racconta in modo
magistrale fatti accaduti secoli fa, ma anche gli aspetti più
inquietanti del nostro presente, contrassegnato dalle paure e da
un nuovo bigottismo. E' Il Crogiuolo, scritto nel 1953 da
Arthur Miller e messo in scena da Filippo Dini, in prima
nazionale al Teatro Carignano fino al 23 ottobre per l'apertura
della stagione del Teatro Stabile di Torino.
Il dramma - con una scenografia evocativa, tra giochi di luce
e di ombre, che mettono bene in risalto gli stati d'animo dei
personaggi - racconta la caccia alle streghe di Salem, piccola
comunità di coloni del Massachusetts, dove nel 1692 diciannove
persone furono impiccate con l'accusa di praticare la
stregoneria, altre centocinquanta finirono in prigione. A
scatenare la reazione violenta lo strano comportamento di due
ragazzine, Abigail Williams ed Elizabeth Parris, nipote e figlia
del pastore della comunità Samuel Parris. In quel microcosmo
impaurito e bacchettone il comportamento delle ragazze viene
attribuito al maleficio di una strega, scatenando un delirio
collettivo fatto di delazioni, gelosie, vendette, inutili
proclami d'innocenza. Il testo di Miller è una forte critica
alla società americana, nel periodo oscuro denominato
maccartismo o 'caccia alle streghe rosse', che scatenò una vera
psicosi anticomunista.
Dini riesce a riprodurre - in tre ore di spettacolo - la
costruzione di quel gigantesco congegno, che tutto distrugge e
che nel finale viene a sua volta distrutto da un piccolo uomo
che sceglie il sacrificio in alternativa alla delazione. A
fianco di Dini, che oltre a essere regista è anche attore,
recitano in modo magistrale Virginia Campolucci, Gloria
Carovana, Pierluigi Corallo, Gennaro Di Biase, Andrea Di Casa,
Didì Garbaccio Bogin, Paolo Giangrasso, Fatou Malsert, Manuela
Mandracchia, Nicola Pannelli, Fulvio Pepe, Valentina Spaletta
Tavella, Caterina Tieghi, Aleph Viola. Le scene sono di Nicolas
Bovey, i costumi di Alessio Rosati, le luci di Pasquale Mari e
le musiche di Aleph Viola.
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