Assente dalle scene genovesi dal
2009, ha debuttato al Teatro Carlo Felice Andrea Chénier, il
capolavoro di Umberto Giordano su libretto di Luigi Illica.
L'opera è stata presentata in un allestimento del Teatro di
Bologna e dell'Opera Garnier di Montecarlo, con la regia di Pier
Francesco Maestrini, le scene di Nicolas Boni e la direzione
musicale di Donato Renzetti.
L'opera è incentrata sulla rivoluzione francese, protagonista
un poeta realmente esistito, che condivise gli ideali di libertà
ma non gli eccessi del Terrore e finì ghigliottinato a 32 anni.
Illica crea un affresco straordinario giocando, sul contrasto
fra nobiltà e popolo, sui sentimenti individuali, qualche taglio
qua e là - soprattutto nei due quadri centrali - avrebbero
giovato alla resa drammaturgico-musicale.
Estremamente interessante, tuttavia, la partitura di Giordano
che, a parte alcune romanze giustamente famose (Un dì
all'azzurro spazio, Nemico della Patria, Son sessant'anni, Come
un bel dì di maggio), governa le pagine solistiche e gli ampi
interventi corali con maestria e soluzioni pregevoli. Lo
spettacolo ha ottenuto meritati applausi.
Bello l'impianto visivo: la cornice spezzata che avvolge nel
primo atto la festa nel palazzo nobile fra gavotte e minuetti fa
presagire la rivoluzione e le fiamme che distruggono l'elegante
fondale danno il via al ribaltamento sociale e al Terrore. Il
regista Maestrini ha lavorato con attenzione nei movimenti
scenici e ha chiuso ogni quadro con tableaux vivants di forte
impatto visivo.
Sul podio dei complessi stabili Donato Renzetti ha offerto
una lettura incisiva, dando ampio respiro agli slanci lirici di
Giordano, ma accentuando anche con efficacia drammatica i
momenti più drammatici dell'azione, in particolare il terzo
quadro ambientato nel tribunale del popolo. Ineccepibile il
cast. Fabio Sartori, al suo debutto nel ruolo di Chénier, ha
esibito la consueta, ammirevole generosità vocale ben meritando
l'ovazione che il pubblico genovese gli ha tributato dopo 'Un dì
all'azzurro spazio'. Amartuvshin Enkhbat è stato un magnifico
Gerard, un personaggio complesso che subisce nel corso
dell'opera una profonda trasformazione, resa con abilità vocale
e attoriale dall'artista. Maria Josè Siri ha restituito con
gusto la parte di Maddalena, Cristina Melis è stata una
irreprensibile Bersi, Manuela Custer ha tratteggiato con
intensità drammatica la figura di Madelon. Bene il coro,
l'orchestra e gli interventi danzanti a cura del Balletto
Fondazione Formazione Danza e Spettacolo 'For Dance' ETS. Prima
replica domenica alle 15.
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