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Spike Lee rilegge Lola Darling per Netflix

Spike Lee rilegge Lola Darling per Netflix

Dieci puntate 31 anni dopo rivisitano film del debutto

NEW YORK, 27 novembre 2017, 20:28

Alessandra Baldini

ANSACheck

She 's Gotta Have It di Spike Lee su Netflix - RIPRODUZIONE RISERVATA

She 's Gotta Have It di Spike Lee su Netflix - RIPRODUZIONE RISERVATA
She 's Gotta Have It di Spike Lee su Netflix - RIPRODUZIONE RISERVATA

Spike Lee torna sui suoi passi e' rifa' "Lola Darling" in chiave femminista. 31 anni dopo l'uscita nelle sale, l'iconico film in bianco e nero dell'esordio del regista afro-americano diventa una serie a colori, 10 puntate in streaming su Netflix, con DeWanda Wise di "Underground" come protagonista al posto di Tracy Camilla Johns.
    La premessa e' la stessa, la scena di inizio una citazione.
    Lola (Nola nella versione americana) si siede sul letto. "Vorrei che sapeste che la sola ragione per cui lo faccio e' perche' la gente pensa di conoscermi. La verita' e' che non mi conoscono".
    La nuova serie e' piena di riferimenti a libri, musica, storia e soprattutto al film del 1986 "She's Gotta Have It" (il titolo originale). Come spesso nei film di Spike, anche la nuova versione e' fatta in famiglia. La canzone Nola, scritta dal padre Bill Lee, non e' solo la sigla di inizio della serie ma anche la suoneria del cellulare della protagonista.
    Come nel film di 31 anni fa, anche nella nuova serie Nola/Lola va a letto con tre uomini. Jamie Overstreet, un banchiere semiseparato dalla moglie, e' stabile e maturo. Greer Childs, modello e fotografo, e' fatuo e narcisista, Mars Blackmon, l'aggiornamento del personaggio interpretato dallo stesso Lee, stavolta e' un portoricano a cui da' voce e volto la star di Hamilton, Anthony Ramos. Nola/Lola, un'artista, sta bene cosi', con tutti e tre, ma la sua "anomalia" non e' dirompente come 31 anni fa anche perché, oltre a dirigere la serie, Lee ha condiviso la sceneggiatura con un gruppo di donne tra cui la due volte premio Pulitzer, Lynn Nottage, e la sorella Joie Lee. Ha inserito altri temi: la gentrificazione di Brooklyn e il movimento Black Lives Matter, la fluidità sessuale e la psicoterapia, dedicando a ognuno di questi una puntata che permette di esplorarli nella loro complessita'. E ha tolto la scena finale dello stupro, per cui tre anni fa aveva fatto mea culpa, introducendo al suo posto l'altrettanto insidiosa molestia sessuale di ogni giorno. Nola viene accostata da uno stalker. In risposta crea una serie di poster ispirati dalla serie sul sexual harassment "Stop Telling Women to Smile"di Tatyana Fazlalizadeh, la consulente artistica di Lee, ma i poster vengono vandalizzati. Le cinque ore del nuovo "She's Gotta have It" permettono di creare nuovi capitoli, espandere i personaggi: Opal (Ilfenesh Hadera), che nel 1986 era una lesbica opportunista, bussa alla porta della versione 2017 con un passato romantico e un forse un futuro con Nola.
   

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