Gli italiani attendono nel 2023 il
nuovo digitale terrestre. Nel frattempo sono quasi 20 milioni
quelli che si sono smarcati dagli switch off e seguono la
programmazione televisiva attraverso il satellite, che sta
vivendo una seconda giovinezza. Numeri che non stupiscono
Gianfranco Giardina, ingegnere e giornalista, direttore del sito
di informazione tecnologica Dday.it. "Il vero problema del
satellite - premette - è che non ha goduto di buona stampa e di
buona politica. Invece il digitale terrestre è un malato
terminale". Quali sono i pregi del satellite? "Non soffre dei
mali del digitale terrestre: ha banda senza limiti, copre tutto
il territorio senza esclusioni e offre molti canali in 4K. In
Italia c'è tivùsat, la piattaforma satellitare gratuita, una
vera 'macchina del tempo': già oggi offre quello che il digitale
terrestre darà forse tra cinque anni".
Perché dice il digitale terrestre è un malato terminale? Già nel
2023 ci sarà il DVB-T2. "No, non ci sarà, è una fake news. La
legge scrive 'a partire da' ma non indica una data dello
spegnimento del vecchio sistema. Ora non si può fare - precisa
Giardina - perché ci sono ancora tra i 20 e i 24 milioni di
televisori in circolazione non DVB-T2. E i broadcaster non
possono permettersi di perdere ascolti. Il terrestre resterà
così a metà del guado - senza banda 700 e senza DVB-T2 - per
almeno quattro-cinque anni. E in Europa già si parla di cessione
della banda 600 alle tlc". E la tv tramite internet?
"Sicuramente vince sull'on-demand. Ma fallisce sui grandi eventi
in diretta. E le traversie di Dazn ne sono la dimostrazione.
Anzi, sarebbe giusto che il canale Zona Dazn fosse disponibile
anche su tivùsat. L'Agcom dovrebbe impedire che l'accesso al
canale sat di Dazn sia possibile solo ai clienti di Sky. Tivùsat
è una piattaforma satellitare nazionale, condivisa, già diffusa,
e soprattutto è gratis. Diamo - conclude Giardina - la
possibilità ai consumatori di scegliere".
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