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>>>ANSA/Ex Ilva, stangata sul lavoro dopo stop Afo1,4.046 in Cig

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'Altoforno compromesso',si teme impatto anche su vendita Taranto

TARANTO, 13 maggio 2025, 19:45

Redazione ANSA

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(di Giacomo Rizzo) L'ex Ilva è come un colosso ferito che stenta a rialzarsi. A meno di una settimana dall'incendio all'altoforno 1, che ha portato alla chiusura forzata dell'impianto da parte della magistratura, Acciaierie d'Italia in amministrazione straordinaria ha comunicato la richiesta di cassa integrazione per 4.046 lavoratori, di cui 3.538 a Taranto, 178 a Genova, 163 a Novi Ligure, 26 a Marghera, 10 a Legnaro, 36 a Milano (uffici), 15 a Paderno, 20 a Salerno e 15 nella società collegata Taranto Energia. Ma i numeri sarebbero destinati ad aumentare, secondo quanto paventato dalle organizzazioni sindacali. Per l'Usb si potrebbe arrivare a 5.500 dipendenti. La decisione è stata ufficializzata dall'azienda durante un incontro in videoconferenza. La misura è stata motivata dalla riduzione della produzione, pressochè dimezzata, a seguito del sequestro probatorio dell'altoforno 1. L'indagine, coordinata dal pm Francesco Ciardo, ha portato all'iscrizione nel registro degli indagati di tre dirigenti dell'azienda: Maurizio Saitta (direttore generale), Benedetto Valli (direttore dello stabilimento di Taranto) e Arcangelo De Biasi (direttore dell'area altiforni). I reati ipotizzati sono omissione dolosa di cautele sui luoghi di lavoro e getto pericoloso di cose. A uno degli indagati viene contestata anche la mancata comunicazione di un incidente rilevante.
    La vicenda ha innescato anche un confronto tra l'azienda e la magistratura in merito alle autorizzazioni relative alla manutenzione dell'Afo1. In una nota, la procuratrice di Taranto Eugenia Pontassuglia ha chiarito che le attività di manutenzione erano state autorizzate entro i termini di legge, ad eccezione di quelle ritenute non urgenti o confliggenti con le esigenze dell'inchiesta. La Procura ha altresì precisato che non risulta alcuna richiesta relativa al "colaggio dei fusi" - operazione ritenuta dall'azienda necessaria per evitare un arresto definitivo dell'impianto - nelle istanze presentate dai legali di Acciaierie d'Italia. Il sequestro dell'altoforno 1 ha inoltre effetti sulla trattativa in corso con la società azera Baku Steel, candidata all'acquisto dell'impianto. Il ministro delle Imprese e il Made in Italy, Adolfo Urso, ha parlato di impianto compromesso" e aggiunto che "non ci sarà più la possibilità di riprendere un livello produttivo significativo come previsto nel piano industriale". La nuova Aia (Autorizzazione integrata ambientale) non è ancora stata approvata e potrebbe subire ulteriori slittamenti.
    Notizie che provocano inevitabilmente la reazione dei sindacati. La Fiom Cgil, ha osservato il coordinatore Siderurgia Loris Scarpa, "non accetterà percorsi di cassa integrazione senza alcuna chiarezza sulle prospettive future dell'ex Ilva.
    Non può essere che i lavoratori ancora una volta paghino le conseguenze dell'incapacità di far partire la decarbonizzazione degli impianti". Secondo il segretario generale della Uilm, Rocco Palombella, la situazione economica dell'azienda è critica: le risorse per la manutenzione sono insufficienti e i finanziamenti ricevuti, incluso il prestito ponte, sono in via di esaurimento. Palombella ha sostenuto inoltre che si profila la fermata strutturale di due altiforni (Afo1 e Afo2), con la sola prosecuzione dell'attività per l'Afo4, salvo nuove decisioni. L'azienda, a quanto si è appreso, ha comunicato alle organizzazioni sindacali che già da domani inizieranno le attività di spegnimento della batteria 9 del reparto Cokerie e dalla settimana prossima ci sarà la fermata completa della stessa: tutto il personale sarà collocato in cassa integrazione.
    Anche la Fim Cisl, con il segretario Ferdinando Uliano e il responsabile siderurgia Valerio D'Alò, ha chiesto "un confronto urgente" con il governo, in particolare per chiarire le prospettive industriali, le tempistiche dell'Aia e le intenzioni effettive degli investitori stranieri.
    Mentre l'inchiesta segue il suo corso, l'effetto più immediato è la crisi produttiva e occupazionale.
   

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