(di Luigi Spera)
L'opposizione va all'attacco
di Javier Milei ed evoca l'impeachment del presidente argentino,
travolto da quello che i media hanno ormai ribattezzato il
'cripto-gate'. Una vicenda scoppiata nel week end dopo il lancio
della cripto-valuta '$Libra', alla chiusura dei mercati venerdì
scorso, con tanto di post su X del leader argentino che la
promuoveva per contribuire a finanziare piccole imprese e
startup. Salvo poi cancellare il post, facendo crollare il
valore della neonata moneta virtuale che il suo messaggio
iniziale aveva contribuito a far schizzare alle stelle.
Milei è finito così nella bufera, oggetto di azioni legali
che lo accusano di frode mentre il deputato Esteban Paulón del
Partito socialista annuncia una richiesta di impeachment per
quello che considera uno "scandalo senza precedenti". E l'ex
presidente progressista Cristina Fernández de Kirchner guadagna
6,4 milioni di visualizzazioni sui social con un post in cui
definisce Milei un "truffatore di criptovalute".
In un messaggio su X venerdì scorso, Milei aveva elogiato il
lancio dello strumento finanziario (meme-coin) generando una
corsa agli acquisti con un conseguente aumento del valore. Per
poi fare un passo indietro, causando un crollo del valore della
valuta. Il movimento speculativo nato a seguito dell'intervento
del presidente era costato già oltre 100 milioni di dollari di
perdite a centinaia di investitori in tutto il mondo.
Almeno 112 le querele contro il leader ultraliberista sono
state presentate alla magistratura argentina da parte di Ong,
associazioni di consumatori e singoli investitori. Per i
denuncianti Milei avrebbe approfittato della sua carica "per
generare fiducia negli acquirenti" della criptovaluta,
presentata come parte di un progetto privato per "finanziare
piccole imprese e startup argentine". Tuttavia, cinque ore dopo
la prima pubblicazione, con i social media inondati di critiche
per il comportamento 'inappropriato' di Milei, il presidente
aveva dichiarato di non essere realmente consapevole di come
funzionasse l'operazione e aveva cancellato il messaggio
originale. Il primo post aveva fatto aumentare il prezzo della
criptovaluta di oltre il 1.000%. Il secondo, un crollo. Alcuni
investitori erano riusciti ad acquistare il token quando valeva
praticamente zero per rivenderlo a prezzi record con profitti di
milioni di dollari, mentre altri entrati nel mercato quando era
in piena espansione non sono riusciti a vendere prima che il suo
valore crollasse, perdendo tutto il capitale investito.
Secondo le denunce il capo dello stato potrebbe aver commesso
i reati di associazione per delinquere, frode, truffa e
violazioni dei doveri di pubblico ufficiale. Mentre nelle
denunce raccolte da Pagina 12 viene citata anche la possibile
accusa di corruzione.
Tra gli indagati - secondo il portale Infobae - la
magistratura valuta la posizione anche dell'imprenditore Julián
Peh, Ceo e co-fondatore di Kip Network Inc e KIP Protocol
(società che ha sviluppato la criptovaluta), dell'infuencer
Daniel Parisini noto come 'Gordo Dan', dell'economista Agustín
Laje, del presidente della Camera dei Deputati, Martín Menem e
del rappresentante della Kelsier Ventures, Hayden Mark Davis.
Quest'ultimo ha dichiarato di sentirsi in pericolo di vita e di
aspettare indicazioni del governo per restituire il denaro
incassato agli investitori. In quasi tutte le denunce si chiede
il riconoscimento "dell'obbligo in solido di riparare i danni
causati". Il caso è affidato alla giudice federale Maria
Servini.
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