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Meloni: 'L'Europa del Manifesto di Ventotene non è la mia'

Meloni: 'L'Europa del Manifesto di Ventotene non è la mia'

Alta tensione con la Lega, non ha mandato per votare il ReArm Eu

20 marzo 2025, 10:56

di Silvia Gasparetto

ANSACheck
Alla Camera il dibattito sul Consiglio Ue, Meloni in Aula - RIPRODUZIONE RISERVATA

Era la giornata dei distinguo della Lega, che negava a Giorgia Meloni "il mandato di approvare il ReArm Europe" alla vigilia del Consiglio Ue.

All'improvviso è diventata la giornata dell'attacco della premier al Manifesto di Ventotene: "Non so se questa è la vostra Europa ma certamente non è la mia", alza la voce, scegliendo di chiudere la sua replica alla Camera con una serie di citazioni dal testo scritto nel 1941 da Altiero Spinelli e Ernesto Rossi, con il contributo di Eugenio Colorni, confinati dal regime fascista sull'isola pontina.

E in tre minuti l'Aula si infiamma, fra le urla di approvazione della maggioranza e le proteste delle opposizioni: seduta sospesa, e polemiche a valanga, che vanno avanti anche alla ripresa dei lavori, mentre Meloni è in volo per Bruxelles dopo il consueto pranzo al Quirinale, dove non si sarebbe fatto alcun accenno all'episodio.

"Giudicate voi", scrive sui social prima di lasciare Roma la presidente del Consiglio postando il video dell'intervento, in cui accusa chi ha richiamato il Manifesto di Ventotene in questi giorni, anche nella manifestazione di sabato scorso, di "non averlo mai letto".

 

Cita alcuni stralci, appuntati su un foglio preparato dal suo staff a dibattito in corso: "La rivoluzione europea, per rispondere alle nostre esigenze, dovrà essere socialista"; "La proprietà privata deve essere abolita, limitata, corretta, estesa caso per caso"; "Nelle epoche rivoluzionarie, in cui le istituzioni non debbono già essere amministrate, ma create, la prassi democratica fallisce clamorosamente". Parole con cui, sostengono i meloniani, la leader ha fatto "cadere il Muro di Berlino anche in Italia".

"Grande rispetto per tutti, la mia Europa è quella di De Gasperi, Adenauer e Schuman", commenta Tajani lasciando Montecitorio diretto al Quirinale, e poi a fine giornata aggiunge: "Meloni non ha offeso Spinelli, la polemica è fuori luogo". La Lega Nord di Umberto Bossi era ispirata dal federalismo europeo di Spinelli che, rimarca Molinari, "è stato tradito da questa Europa". Meloni, raccontano, avrebbe deciso di puntare su questo tema irritata per l'intervento di Giuseppe Provenzano sui disallineamenti del centrodestra dietro la risoluzione in cui il ReArm non è citato. "Davvero - l'affondo del responsabile Esteri Pd - è preoccupata solo dell'unità della sua maggioranza? Ci eravamo fatti un'idea più coraggiosa di lei, siamo in un tempo grave e senza coraggio si affonda". Nella pausa forzata dei lavori il presidente della Camera Lorenzo Fontana catechizza i capigruppo: "Chi ha combattuto per la nostra libertà merita il nostro plauso".

Ma la ripresa, mentre Meloni è in volo per Bruxelles, non è più serena. Maria Elena Boschi ricorda quando nel 2016 la leader di FdI criticava "Renzi, Hollande e Merkel" sostenendo che "sull'Europa avevano le idee più chiare nel 1941 i firmatari del manifesto di Ventotene, detenuti in un carcere".

 

"Meloni oltraggia la memoria europea nascondendo le divisioni del suo governo", attacca Elly Schlein. Per Giuseppe Conte la premier è "un'irriconoscente", perché "se siede al Consiglio europeo è grazie a Spinelli, Rossi... Tutta l'Europa riconosce che quello è stato il progetto fondativo dell'Europa libera e democratica che abbiamo". È stata "un'operazione spregiudicata", per Avs. "Una bombetta ideologica lanciata per poi scappare", sintetizza Riccardo Magi (+Europa). "Che senso ha - si domanda il leader di Azione Carlo Calenda - tutta questa bagarre sul manifesto di Ventotene quando il problema oggi è come tenere a bada Putin?".

 

Un cambio di tono improvviso a metà di due giornate, fra Senato e Camera, piuttosto composte. La mattinata a Montecitorio è aperta dai sospetti sulla scarsa presenza di ministri leghisti in Aula (Matteo Salvini è già a Bruxelles) e dalla bordata lanciata da Riccardo Molinari: "La risoluzione parlerà della proposta di Giorgetti all'Ecofin" e "ci aspettiamo che Meloni porti avanti questa posizione al Consiglio Ue". Tajani replica a stretto giro: "Meloni ha pieno mandato da parte di FI per approvare il progetto di sicurezza di von der Leyen".

Le divisioni tornano lampanti, nonostante la risoluzione unitaria. Palazzo Chigi e Mef sono preoccupati soprattutto dal potenziale impatto sul debito. "Cerchiamo di rendere questo piano maggiormente sostenibile - ribadisce Meloni -. Ma la posizione del governo mi pare chiara". La premier parla anche della telefonata Trump-Putin, "un primissimo spiraglio", delle preoccupazioni per la ripresa delle ostilità a Gaza, e dei dazi, osservando che per una soluzione va tenuto conto anche che "gli Stati Uniti hanno nei nostri confronti un surplus commerciale nei servizi".

 

Ma la sua chiusura su Ventotene, più da leader che da presidente del Consiglio,riconoscono anche nella maggioranza, ribalta la giornata. "Ho fatto arrabbiare? Ho letto un testo… non capisco cosa ci sia di offensivo. Un testo si può distribuire ma non leggere? È un simbolo? Non l'ho distorto, l'ho letto. Ma non per quel che il testo diceva 80 anni fa ma perché è stato distribuito sabato scorso. Un testo che 80 anni fa aveva la sua contestualità se tu lo distribuisci oggi devo leggerlo e chiederlo se è quello in cui credi". Lo ha detto la premier Giorgia Meloni, tornando sulle sue parole sul Manifesto di Ventotene, arrivando in albergo a Bruxelles, dove domani prenderà parte al Consiglio europeo.

Il Manifesto di Ventotene

Via libera a risoluzione della maggioranza su Consiglio Ue

Via libera dell'Aula della Camera alla risoluzione della maggioranza sulle comunicazioni della premier Giorgia Meloni in vista del Consiglio Europeo. I sì sono stati 188, i no 125 e 9 gli astenuti.

 

 

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