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Si apre a Parigi la più grande
retrospettiva mai consacrata a David Hockney, tra i più popolari
artisti britannici viventi. ''Questa esposizione è
particolarmente importante per me, perché è la più grande che
abbia mai avuto", dichiara lo stesso Hockney, in vista della
mostra in programma da domani, 9 aprile, alla Fondation Louis
Vuitton, l'immenso spazio espositivo voluto dal magnate del
lusso, Bernard Arnault. ''È probabilmente la mostra più
importante della sua vita", gli fa eco la curatrice generale,
Suzanne Pagé, raccontando all'agenzia France Presse quanto
l'artista di 87 anni si sia impegnato in prima persona nella sua
concezione, malgrado gli acciacchi della salute. Dalle piscine
californiane fino alla Normandia e oltre: sono oltre 400 le
opere in mostra nel museo da 11.000 metri quadri firmato
dall'architetto Franck Gehry. In mostra alla Fondazione Vuitton
anche disegni e opere digitali (su iPhone e Ipad) realizzate tra
il 1955 e il 2025), ritracciando l'ultimo quarto di secolo, da
cui il titolo dell'esposizione: ''David Hockney 25''. I temi
sono quelli ricorrenti: dai ritratti dei suoi cari fino a quelli
degli artisti frequentati, ma anche autoritratti (una
sessantina) e paesaggi del suo Yorkshire natale o della
Normandia, la verdeggiante regione francese dove Hockney si
ritirò dopo la Brexit, durante la crisi sanitaria legata al
Covid-19 e fino al 2023. All'ingresso dell'avveniristico spazio
espositivo - la Fondation Louis Vuitton sembra un vascello
spaziale posatosi tra gli alberi del Bois de Boulogne - il
visitatore viene accolto da una massima dell'artista, confidata
all'agenzia France Presse nel 2021 a proposito del Covid: "Do
remember they can't cancel the Spring". ''Ricordatevi che non
possono abolire la Primavera''. ''Una lezione di vita elementare
e meravigliosa'', commenta Pagé, in una Parigi più che mai
scintillante di luce dopo il lungo inverno francese. La mostra
si apre con un primo ritratto del padre dell'artista (1955), che
Hockney dipinse negli anni della formazione alla Bradford School
of Art, la sua città di nascita, prima di andare a studiare al
Royal College of Art di Londra (1959-1962). Viaggerà
successivamente a Berlino, New York, poi in California, dove
troverà il successo grazie alle sue opere pop sulle piscine. ''A
bigger Splash" (1967), "Portrait of an Artist" (1972). Ma anche
una forma di libertà, per colui che può finalmente vivere
pienamente la sua omosessualità, all'epoca fuorilegge in
Inghilterra. Tra i lavori esposti alla Fondation Vuitton,
immensi ''disegni fotografici'' ("Pictured Gathering with
Mirror", 2018) e anche quelli di scenografie e costumi
operistici realizzati dagli anni Settanta. La restrospettiva si
chiude su tre opere inedite, tra cui un recente autoritratto,
come una meditazione sulla morte e oltre: ''Hockney à molto
lucido, non ignora che potrà morire. Dice lui stesso che queste
opere sono probabilmente opere spirituali'', commenta Pagé.
Mostra in programma fino al 31 agosto.
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