(di Vincenzo Piegari) "Mi dispiace
per i miei rivali, ma mi sento come agli inizi". Nel giorno del
trionfo più importante della sua vita, Lewis Hamilton, che aveva
fatto pensare più volte in passato ad un suo possibile addio
alle corse, e ora è un sette volte campione del mondo, rilancia
assicurando di vedersi ancora per molto nel Circus della Formula
1. Un circo della velocità che lo festeggia come fosse un Dio,
incorniciando il suo nome per sempre nel più prezioso quadro
della leggenda accanto all'idolo della Ferrari Michael
Schumacher. A dare la gioia più grande al pilota della Mercedes,
è stata una gara capolavoro, in un Gran Premio spettacolare
grazie soprattutto alle insidie della pista bagnata con un
asfalto molto difficile da domare. Al semaforo verde l'inglese
scatta piano piano evitando possibili contatti, costruendo la
sua vittoria dietro agli avversari e gestendo al meglio le gomme
intermedie da pioggia. Hamilton lascia sfogare l'irruenza delle
Racing Point di Stroll e Perez e l'arroganza sportiva di
Verstappen. Neanche una ritrovata Ferrari, soprattutto quella di
un super Sebastian Vettel alla fine terzo, riesce a frenare la
voglia di trionfo del primo pilota di colore della storia della
Formula 1 che da metà corsa in poi prende il controllo della
situazione mettendosi via via dietro tutti i suoi rivali.
L'unico a poterlo impensierire davvero in chiave Mondiale,
l'inconsistente compagno di scuderia Valtteri Bottas, si era del
resto già autoeliminato alla partenza con un testa coda da
principiante. A festeggiare l'inglese sul podio ci pensano un
ottimo Perez e Vettel: il messicano della Racing Point, che il
prossimo anno dovrà lasciare il suo volante proprio al tedesco
della Ferrari, è bravo nelle ultime curve a sorprendere prima
Leclerc, quarto, e poi Vettel. Per il pilota messicano un futuro
tutto da scrivere ma intanto la soddisfazione di poter assistere
ad un momento storico della Formula 1 seppur da comprimario. Un
Gp di Turchia che entra di diritto nella leggenda delle corse
non solo per i tanti colpi di scena, ma soprattutto per
l'ennesima dimostrazione di forza di Hamilton, che ha ammesso i
sacrifici fatti in questo periodo per non rischiare di
infettarsi con il Covid compromettendo il cammino verso il
settimo sigillo: "Non sono mai andato a cena fuori - ha detto
l'inglese sul podio tra coriandoli e champagne - mi sono sempre
fatto portare da mangiare in camera, stasera però festeggio con
i miei amici e parenti bevendo magari un po' di vino". E ora per
lui è il momento di gioire e piangere per l'emozione, proprio
lui che apparentemente sembra una macchina della velocità. E
sono arrivati gli occhi lucidi, le lacrime e poi la festa: "Mi
mancano le parole, ringrazio la mia famiglia e il team, sono
andato ben oltre i miei sogni. Spero che i bambini prendano
ispirazione da quanto ho fatto" Una specie di robot che non
sbaglia quasi mai, riuscito a regalare alla Mercedes un ciclo di
vittorie incredibile per la Formula 1: una serie di vittorie per
il pilota nato a Stevenage il 7 gennaio 1985 cominciata grazie
alla lungimiranza della McLaren di Ron Dennis, l'uomo che lo
scoprì e accompagnò al successo nonostante i litigi con Fernando
Alonso compagno ai primi tempi a Woking. Era il 2008, l'anno in
cui, a distanza di 12 mesi dell'ultimo Mondiale della Ferrari
con Raikkonen, comincia la favola di Hamilton che oggi diventa
leggenda con il primato di Michael Schumacher agguantato e che
nelle prossime stagioni potrà essere superato. Specialmente il
prossimo anno, quando le regole tecniche saranno le stesse degli
ultimi anni e la Mercedes potrà continuare nel suo cammino di
vittorie incontrastato, sempre che Ferrari e Red Bull non si
diano finalmente una scossa.
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