E' nelle "modalità dell'agguato, così come ineccepibilmente rievocate dalla sentenza impugnata, conforme sul punto a quella di primo grado, che deve essere misurata la tenuta dell'inquadramento giuridico operato. Sono modalità che vedono" il giovane accoltellato "bersaglio di una proditoria aggressione da tergo, sfociata in una vigorosa coltellata in piena gola e arrestatasi nella sua progressione ulteriore solo per la pronta reazione difensiva della vittima, nonché per il fallimento dell'azione ulteriore tesa ad impedirne la fuga". Così la Corte di Cassazione nelle motivazioni della sentenza con cui lo scorso dicembre ha confermato la condanna a sette anni e dieci mesi di reclusione per tentato omicidio nei confronti di Stefano Corgnier, valdostano di 45 anni. Era accusato di aver accoltellato al collo con un lama di dieci centimetri, la notte tra il 30 e il 31 marzo 2022, un suo conoscente all'epoca 26enne, nel bar Crazy Fox di via Torre del Lebbroso ad Aosta, che Corgnier stesso gestiva.
"Aveva agito - viene riportato nella sentenza della prima sezione penale - per gelosia e spirito di ritorsione, avendo la vittima intrapreso una relazione con persona a lui già sentimentalmente legata".
L'arma era "idonea a cagionare ferite letali" e il contesto di "un vero e proprio agguato preventivamente studiato", a seguito di "pregresse minacce di morte". Inoltre la zona colpita è "sede di importanti vasi arteriosi" e Corgnier "aveva continuato a braccare la vittima, scivolando infine sul sangue di lei senza poterne così impedire la fuga". Per la Cassazione si tratta di "una ricostruzione solidamente argomentata sulla base delle risultanze istruttorie di causa".
Riguardo alla mancata concessione delle attenuanti generiche, la suprema Corte richiama le motivazioni dei precedenti gradi di giudizio, come la "perseveranza nelle condotte persecutorie contro la ex-fidanzata" e l'"inquinamento probatorio".
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