"Non abbiamo saputo proteggere Marco Biagi. Noi abbiamo il dovere non solo della memoria, ma anche della verità". Lo ha detto il ministro dlel'Inetrno, Angelino Alfano, intervistato da Skytg24 sulla vicenda Scajola. La gestione delle scorte, ha premesso Alfano, "è sempre difficile, se sono troppe ci si indigna, se sono troppo poche, si mettono a rischio le persone. Diceva Giovanni Falcone che la mafia uccide gli uomini che le istituzioni non sanno proteggere e noi non abbiamo saputo proteggere Marco Biagi. Questo è il dato reale".
"Come cittadino provo vergogna che il Ministro dell'Interno, invece di difendere lo Stato, difendeva e aiutava latitanti e addirittura si girava dall'altra parte quando si trattava di dare tutela a persone che poi sono state ammazzate per servire lo Stato" ha detto il Presidente di Italia dei Valori, Antonio Di Pietro, durante una conferenza stampa a Reggio Calabria. "Mi vergogno - ha aggiunto - di avere avuto un Ministro che ha svenduto il suo ruolo e chiedo che ci sia quanto meno giustizia divina".
"L'idea che mi sono fatto è che probabilmente Scajola è caduto in disgrazia e gli danno addosso. Però in effetti, secondo me, le accuse che si fanno oggi erano possibili anche allora" dice Giuliano Cazzola (Ncd) alla nuova inchiesta sulla mancata scorta al suo amico Marco Biagi e sul fatto che nel 2002 fu ipotizzata la cooperazione colposa nell'omicidio a carico di quattro funzionari dello stato, poi archiviati, mentre ora la procura di Bologna ipotizza l'omicidio per omissione.
Intanto il segretario di Scajola Luciano Zocchi riferisce che quattro giorni prima dell'agguato al giusvalorista da parte delle Br l'ex ministro gli disse: "Sì, ho visto l'appunto su Biagi". Zocchi sottolinea che il ministro non volle mai parlare della questione. "Ho capito che era a disagio". Quando poi, aggiunge, un mese dopo Scajola riferì al Senato sulla vicenda, affermando di non essere mai stato informato, "mi si è raggelato il sangue e ho capito: doveva essere successo qualcosa".