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Femminicidio di Samarate, 'è stata una morte annunciata'

Femminicidio di Samarate, 'è stata una morte annunciata'

Zia cita Elena Cecchettin durante funerali, presente Nicolò Maja

SAMARATE, 23 aprile 2025, 18:02

Redazione ANSA

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- RIPRODUZIONE RISERVATA

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"Non potevo non essere qui oggi".
    Anche Nicolò Maja ha partecipato ai funerali di Teresa Stabile, 55enne vittima di femminicidio per mano del marito Vincenzo Gerardi, celebrati oggi a Samarate, in provincia di Varese.
    Nicolò Maja è l'unico sopravvissuto alla furia del padre Alessandro che nel maggio del 2022, sempre a Samarate, uccise a martellate la moglie Stefania Pivetta e la figlia Giulia di soli 16 anni ferendo in modo gravissimo il primogenito. Un destino drammatico lo unisce oggi ai figli della 55enne ai quali ha voluto essere accanto, lui come i tantissimi che hanno riempito la chiesa parrocchiale della Santissima Trinità per le esequie.
    "Era una morte annunciata quella che ci ha rubato Teresa e che ha spento per sempre il suo sorriso", ha detto una zia della 55enne nella riflessione letta al termine della funzione. "Per 30 anni ha cercato di spiegare che amare non è essere padroni della vita altrui. I Vincenzo, però, non cambiano mai perché loro sono giusti. Bravi, lavoratori, disponibili. Nel nome del padre", ha proseguito ricordando l'omicida della nipote.
    "Teresa non ha rincorso un amore nuovo, non ha tradito la promessa matrimoniale davanti a Dio, ma dopo anni di vessazioni ha preteso di essere libera. Teresa non è morta per mano di una creatura aliena ma, come dice Elena Cecchettin, di un figlio sano del patriarcato". E adesso "noi donne vogliamo di più: che le mani assassine vengano fermate prima", ha concluso la donna riponendo tutte le speranze nelle nuove generazioni.
    Davanti alla chiesa le cassette per le donazioni alle due realtà scelte dai famigliari per ricordare Teresa: la Fondazione Ircss Istituto Nazionale dei Tumori e la Fondazione Giulia Cecchettin. A chiunque entrasse in chiesa, in particolare alle donne è stato chiesto di indossare un nastrino rosso come testimonianza del necessario impegno contro la violenza di genere.
   

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